Immigrati e bestie: le vittime della dissociazione


Sono anni ormai che il tema “immigrazione” è un tema così attuale da non poterlo evitare nella vita reale così come sui social. Ed è proprio sui social che la gente si esprime senza filtri perché l’essere soli dietro a un monitor spesso può far perdere la percezione dell’ “altro”.

Che poi sui social l’ “altro” è un pubblico che va da uno, nessuno, centomila, quarantadue e il tutto.
Pensi di essere su Twitter a conversare con un imbianchino di Caserta ma a partire da un semplice retweet, grazie ai 6 gradi di separazione, potresti finire sulla Tilmeline di Robert Downey Jr (che poi è il motivo per cui io sono iscritta a Twitter anche se in 10 anni Robert ancora non si è fatto vivo) o Donald Trump o Gasparri (no, Gasparri no che blocca tutti tranne gli amici suoi).
Sui social è facile trovarsi a leggere pensieri di gente che è talmente lontana da noi da farci dubitare di appartenere alla stessa specie.

Ogni volta che si parla di immigrati mi capita di inorridire per la cattiveria e il cinismo di certi commenti (che poi detto da me che di cinismo sono fornita a pallettoni significa che il livello è particolarmente alto).
Ma oggi, leggendo certi commenti, nemmeno così orribili come capita a volte, ho capito.

Ho ripensato a quegli studi sul “Paradosso della carne”. Con dei testi empirici è stato dimostrato come noi orribili mangiatori di carne veniamo ingannati dal cervello che ci regala una bella dissociazione psicologica proprio per permetterci di continuare a mangiare le nostre belle bistecche al sangue senza collegarle all'essere vivente a cui apparteneva, con tutte le varie implicazioni che ciò potrebbe avere soprattutto se pensiamo agli allevamenti intensivi...etc..
Tale dissociazione psicologica riduce l’empatia e il disgusto che altrimenti ridurrebbe il consumo di carne.
Lo studio ha dimostrato pure come sia più facile per le persone dissociarsi quando si parla di “carne bovina” rispetto a “mucca”.
Io, per la mia salute che mi costringe alla dieta paleo, ringrazio tantissimo questa dissociazione, le devo molto.

Beh, ecco l'intuizione.

Quando parliamo di immigrazione ma soprattutto di “clandestini” la preoccupazione per molte persone riguarda il proprio culo, il proprio benessere, la sicurezza..etc..(come si parlava quando parlavamo di stereotipi, pregiudizi ed euristiche).  È sicuramente la dissociazione psicologica che lascia indifferenti o addirittura soddisfatti quando sentiamo dire che 144 migranti sono stati riportati in Libia nonostante gli appelli dell’ONU ad accoglierli a causa del contesto politico e sociale libico in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani.

Diciamo migranti, diciamo clandestini e il nostro cervello riesce a ridurre l’empatia, riusciamo a dimenticarci che parliamo di esseri umani. Quando naufragano, affogano, muoiono delle famiglie che hanno lasciato tutto ciò che conoscevano che però era sofferenza, fame e morte per cercare un futuro migliore ci riusciamo ad aggrappare alla nostra dissociazione psicologica che li categorizza come “clandestini” e non più come esseri umani come noi.

Sono come la “carne bovina” che non è più una mucca.

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