La responsabilità sociale ai tempi del COVID-19


Sceriffi da balcone... si divertono ad appellare.

Delatori... dicono molti, perchè hanno imparato una parola nuova nel 2020.
Collaborazione sociale dico io.
Un delatore denuncia alle autorità per vendetta, per lucro, per un ritorno personale... un collaboratore sociale lo fa perchè SI è ROTTO IL CAZZO DI NON POTER FARE UNA BEATA MINCHIA PER COLPA DI 4 STRONZI. E infrangere le regole non è un problema solo di prendere o meno la multa, danneggia anche NOI!
Perché chi rispetta le regole non è meno stufo di vivere questa situazione, vorrebbe tornare alla normalità come tutti, ma non lo fa per un bene superiore al proprio egoismo.
Non è invidia come molti pensano, è essere forse più stufi degli altri di non poter fare le cose che fino a un anno fa davamo per scontate.
Stiamo vivendo qualcosa di inaspettato, imprevedibile, storicamente dimenticato, pazzesco, incredibile fino a 12 mesi fa.
Sticazzi se "è stato creato in laboratorio per ammazzare i vecchi e pagare meno pensioni, perchè siamo troppi su questo pianeta e non ci sono più soldi" o per qualunque altro motivo vogliate seguire, di fatto ora la situazione è questa.
A me piace considerarlo un orribile freno repressivo di stampo malthusiano, così, per strizzare l'occhio a guerre, carestie ed epidemie del passato, perchè sono romantica, voi consideratelo come volete, ma c'è e non se ne sta andando.
Le conseguenze sia psicologiche che economiche le stiamo pagando tutti, chi più, chi meno.
La pressione che io sento forte è quella del senso di responsabilità, non della paura di ammalarmi. Immagino che trasmettendo il virus, anche da asintomatica, potrei causare la morte di qualcuno che amo, ed è un peso con cui io non potrei vivere.
Quindi tra un comportamento da "delatore" e uno da "omertoso" io sto dalla parte di quello che amo chiamare "collaboratore sociale".
Per fortuna non mi è ancora capitato di trovarmi nella situazione ma se capitasse io so da che parte starei

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