Identità di genere, come prendere le distanze dagli altri.



C'è un argomento molto molto pericoloso e sdrucciolevole sul quale mi piacerebbe confrontarmi con voi: l'identità di genere.

Vorrei parlare del genere non binario: persone che dicono di non sentirsi né uomini né donne e rifiutano di essere appellati come "lui o lei".
Non ha nulla a che fare con l'orientamento sessuale che si riferisce al tipo di persone da cui una certa persona è sessualmente attratta ma ha a che fare con come una persona si sente.
Ho letto parecchio in questi giorni sulla questione e quello che continuo a leggere non ha a che fare con un "sentirsi" nel corpo sbagliato, che invece è ciò che succede ai transgender, ma con il rifiuto degli schemi sociali e ai tipici ruoli di genere di mascolinità-femminilità della società all'interno di cui vive.
Quindi il problema non ha a che fare con il proprio genere ma con il modo in cui la cultura di quella società ha marcato un confine tra ciò che possono fare i maschi e ciò che possono fare le femmine, su come si deve comportare un maschio e come si deve comportare una femmina....
Il mio pensiero è che ognuno di noi è un individuo che si SENTE femmina o maschio in maniera unica e diversa da come si SENTONO femmine o maschi gli altri appartenenti al nostro stesso genere, noi non possiamo sapere in che modo gli altri si SENTANO e vivano la propria femminilità o la propria mascolinità. Se la società non è ancora abbastanza evoluta da accettare che un bambino giochi con le bambole o una ragazza voglia fare il metalmeccanico dobbiamo tutti quanti cercare di cambiare la società e la cultura, non prendere le distanze dalle altre persone che appartengono al nostro genere.
Questo voler prendere le distanze per la questione dei ruoli per come la vedo io è irrispettoso nei confronti delle altre donne o degli altri uomini, come se loro fossero un branco di pecoroni, tutti uguali, senza una propria individualità, da cui staccarsi anche nella definizione.
Siamo nati maschio o femmine, biologicamente parlando, e forse la strada è fare pace con il fatto che siamo degli ANIMALI, abbandonare i troppi costrutti e sovrastrutture che ci hanno reso insopportabile le gabbie nelle quali la società ci ha divisi, amarci per come siamo e accettare le altre persone indipendentemente da come vogliono vivere, dalle loro scelte sessuali, le scelte di abbigliamento, di mestiere, di giochi...
Se gli esseri umani imparassero ad apprezzarsi come individui e a fregarsene di come gli altri vivono non si creerebbero queste situazioni di confusione per molte persone che si incazzano se dici "oh guarda, è arrivatA anche LEI"/"oh guarda, è arrivatO anche LUI". Io credo di essere una delle persone con meno pregiudizi di questo tipo ma non cambi la società prendendone le distanze e rinchiudendoti in altre definizioni esterne. Questa cosa mi ricorda un po' quelle comunità dei socialisti utopisti come Robert Owen che non hanno mai funzionato e non hanno fatto il bene di nessuno, manco il proprio, per quanto fossero dei bei progetti. Io non voglio dire "tuttu", io voglio dire "tutti" e sapere che nel dirlo sto accettando tutti, ognuno con le proprie caratteristiche e visioni del mondo e scelte di vita. Perché io qui lo dico e credo di poterlo confermare per sempre, MI RIFIUTO DI USARE "TUTTU" PER NON USARE "TUTTI" ALTRIMENTI QUALCUNO SI OFFENDE.
Io accetto ogni diversità e scelta ma non mi avrete mai sul "non-binario", per me siamo solo dei bonobo più evoluti e se c'è qualcosa da cambiare è la società che discrimina chi sceglie di vivere in maniera diversa dagli schemi, senza scomodare invece la nostra natura animale!

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